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L’Imagery Rehearsal: Cos’è la Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine?

Imagery Rehearsal Terapy Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine

L’Imagery Rehearsal Therapy (IRT), in italiano Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine, è una tecnica psicologica semplice ma potente pensata per chi è bloccato da incubi ricorrenti. Ecco quanto prevede la terapia: si “riscrive” il sogno da svegli, si immagina un finale più sicuro e lo si allena ogni giorno finché il cervello impara una traccia nuova e meno spaventosa. Le linee guida dell’American Academy of Sleep Medicine la indicano come trattamento raccomandato per il disturbo da incubi, con una pratica quotidiana di 10–20 minuti da svegli per consolidare il nuovo copione del sogno. 

L’idea è intuitiva: gli incubi persistono perché il cervello ha imparato bene una storia minacciosa.

L’IRT insegna a sostituire la storia del sogno con una versione alternativa che si conclude in modo sicuro e controllato. In una seduta tipo, si sceglie un incubo ricorrente, lo si descrive con dettagli sensoriali, lo si modifica introducendo una svolta protettiva prima del “momento peggiore” e poi si re-immagina ripetutamente il nuovo sogno ogni giorno. È un lavoro concreto e alla portata di tutti, che molti servizi sanitari spiegano con parole semplici e che si può fare sia individualmente sia in gruppo, con guida professionale. 

La domanda cruciale è: La Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine funziona davvero?

Uno degli studi cardine, pubblicato su JAMA, ha mostrato che, in donne sopravvissute ad aggressione sessuale con PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico), La Terapia di Riprogrammazione riduce la frequenza degli incubi, migliora il sonno e attenua i sintomi post-traumatici rispetto al controllo. Da allora altri campioni hanno replicato il risultato in campioni diversi, compresi veterani e popolazione generale. 

Alcune analisi su incubi post-traumatici hanno rilevato cali robusti nella frequenza degli incubi, un sonno migliore e una riduzione dei sintomi di PTSD, con benefici che tendono a mantenersi a 6–12 mesi. Interessante anche la nota metodologica: quando l’Imagery Rehearsal è stata abbinata a una terapia dell’insonnia (CBT-I), il sonno ne ha tratto un vantaggio ulteriore. In confronto ai farmaci, un’analisi comparativa ha stimato per l’IRT effetti da piccoli a moderati su incubi (g≈0,51), qualità del sonno (g≈0,51) e PTSD (g≈0,31), senza differenze statisticamente significative rispetto alla prazosina sul totale degli esiti considerati: in pratica entrambe le opzioni hanno mostrato efficacia, e la scelta va quindi cucita su misura del singolo caso. 

Cautela quando l’incubo è inserito in un quadro di PTSD complesso.

Le linee guida congiunte VA/DoD aggiornate nel 2023–2024 notano che, per gli incubi associati a PTSD, le evidenze sono ancora insufficienti per raccomandare a favore o contro l’IRT in modo netto; questo non significa che non funzioni, ma che la decisione clinica deve essere condivisa e integrata nel percorso terapeutico più ampio. Per gli incubi non legati necessariamente a PTSD, la raccomandazione AASM resta positiva. 

Come si svolge, concretamente, la Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine?

Immaginiamo un incubo ricorrente di annegamento. Si parte scrivendo il sogno così come arriva di solito, soffermandosi su immagini, suoni, sensazioni fisiche. Poi si introduce una variante di sicurezza: una barca che compare all’orizzonte, un giubbotto di salvataggio che ti tiene a galla, braccia che ti tirano su. A questo punto si chiudono gli occhi e, per alcuni minuti al giorno, si visualizza il nuovo sogno dall’inizio alla fine, curando i dettagli positivi: l’acqua che si calma, il respiro che torna regolare, la coperta calda sul ponte. È proprio questa ripetizione a depotenziare la versione spaventosa e a rafforzare l’alternativa protettiva. Le guide cliniche sottolineano che la variante scelta deve far sentire la persona in controllo e che la costanza quotidiana è il fattore che più sposta l’ago della bilancia. 

Negli ultimi anni sono nate anche varianti e potenziamenti.

Un piccolo studio sperimentale ha mostrato che associare all’IRT un suono positivo collegato al nuovo copione — ripresentato poi durante il sonno REM — può accelerare la remissione degli incubi e favorire sogni più positivi.

Non è una procedura da fai-da-te ma racconta bene dove si sta muovendo la ricerca: rinforzare, anche durante il sonno, la memoria della versione “sicura” del sogno. 

Un altro aspetto interessante è la flessibilità del formato. Oltre agli incontri in studio, l’Imagery Rehearsal Therapy può essere insegnata in modo strutturato anche a distanza o con protocolli di auto-aiuto guidato, con risultati promettenti sul calo degli incubi. È una buona notizia per chi non ha accesso immediato a un centro del sonno o a uno specialista vicino. 

Naturalmente, come ogni trattamento, la terapia di Riprogrammazione dell’Immagine ha limiti

Non tutte le persone rispondono: alcune ricerche stimano che circa un terzo possa non ottenere il beneficio desiderato, il che suggerisce di valutare alternative o combinazioni con altri interventi quando necessario. In questi casi, prendersi cura dell’igiene del sonno, affrontare eventuale insonnia in parallelo e condividere con il terapeuta il percorso migliore può fare la differenza. 

Se stai pensando di provarla, il messaggio centrale è semplice: l’Imagery Rehearsal Therapy non cancella il passato, ma ti offre un modo pratico per riprendere le redini delle immagini notturne e spezzare l’abitudine dell’allarme. Con pochi minuti al giorno, un copione riscritto con cura e, quando possibile, il supporto di un professionista, molti vedono gli incubi diradarsi e il sonno tornare più sereno. È per questo che, nel linguaggio clinico e in quello quotidiano, la Terapia di Riprogrammazione dell’Immagine è diventata una delle strade più concrete e accessibili per uscire dal circolo vizioso dei brutti sogni. 

Riferimenti essenziali: AASM, Best Practice Guide for the Treatment of Nightmare Disorder; Krakow et al., JAMA 2001; Casement & Swanson, meta-analisi 2012; Yücel et al., Sleep Medicine Reviews 2020; VA/DoD CPG 2023–2024; Schwartz et al., Current Biology 2022; Lancee et al., J Sleep Res 2020. 

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